Il bello della lettura è farsi cogliere impreparati.
Non solo da trame e personaggi, ma magari anche da un libro "fuoriprogramma". Ero perso tra le pagine di 2666, l'opera magna di Roberto Bolaño, e, per quanto ne fossi entusiasta, avevo bisogno di rifiatare.
Passeggiando in libreria mi cade l'occhio sul romanzo di Marelli, Altre stelle uruguayane (Rubettino, 2013). È una scoperta solo a metà, perché l'autore vive in Ticino (la mia terra natale) e avevo già sentito parlare più volte dei suoi lavori. Ad esempio, sapevo che uno degli argomenti trattati in "Altre stelle" è il calcio. Un punto per Marelli. Controllo il numero di pagine: 226. Perfetto. Adoro i romanzi di media lunghezza, perché so di poterli finire in un paio di giorni, indipendentemente da impegni di lavoro e imprevisti vari.
Tre sere dopo mi catapulto nella lettura. Marelli guadagna subito un secondo punto, perché mi da l'impressione d'essersi divertito da matti, scrivendo la sua storia. Sento il suo entusiasmo sotto ai polpastrelli mentre volto le pagine.
Terzo punto per l'originale premessa narrativa: un giovane ex-mochillero (backpacker, per intenderci) sperduto in America del Sud fa amicizia con un vecchio squattrinato che giura d'essere uno dei più temibili goleador della prima metà del secolo. Pura verità o una balla colossale mirata a scroccare un'altra lattina di birra? Il nostro mochillero vuole vederci chiaro.
La struttura è quella del racconto nel racconto, con capitoli che si alternano tra le disavventure del mochillero e la saga picaresca del vecchio - anche se quest'ultima prende nettamente il sopravvento.
Non voglio dire di più, anzi, consiglio vivamente di tuffarsi nel libro senza cedere alla tentazione della quarta di copertina. Uno dei piaceri maggiori di questa lettura, per me, sono stati infatti i colpi di scena, che Marelli inserisce sempre al momento giusto e che garantiscono ritmo narrativo - qualità che spesso manca in romanzi dalla simile struttura.
Sono arrivato all'ultima pagina con il sorriso sulle labbra, e la sensazione di essermi proprio divertito.
Il libro giusto al momento giusto, insomma.