L’ostello è difficile da trovare.
Perso nei meandri della città vecchia di San Sebastian, nessun cartello, nessun'insegna, soltanto un’etichetta mezza strappata accanto al campanello. Premo con esitazione, e quasi mi stupisco quando la porta si apre. Quarto piano, senza ascensore. Un’altra, anonima porta. Dietro un vecchio appartamento, l’atrio trasformato in reception, la cucina in zona pranzo, lo spazio nelle stanze sfruttato fino all’ultimo centimetro, letti a castello incastrati come blocchi di Tetris. Mi arrampico sulla scaletta cigolante e mi sdraio, deciso a farmi una bella dormita. Una mano mi strattona i pantaloni. Una voce, in inglese ma con un accento la cui provenienza non riesco a identificare: “Facciamo una festicciola in cucina. Vieni?”
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Soltanto la mattina dopo, mentre preparo lo zaino, l’ostello che prende vita intorno a me, sveglie che suonano, fruscii di spazzolini da denti, caffè che ribolle, sbadigli e piedi che si trascinano, noto la piccola libreria con i volumi lasciati dai viaggiatori di passaggio per i prossimi arrivati.
Molte delle opere sono in tedesco e lingue scandinave. In inglese soltanto un paio. Tra di esse, un tascabile le cui increspature raccontano di un lungo vissuto: The Music of Chance, by Paul Auster.
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Mi risveglio qualche ora più tardi sul pullman per Biarritz, la faccia spalmata sul finestrino per colpa di una curva troppo brusca. Provo a riaddormentarmi, ma l’autista contrattacca centrando una buca nella carreggiata. Lo scossone, oltre a mettere fine alle mie speranze di arrivare in Francia fresco come una rosa, ha anche svuotato metà del mio zaino sul sedile. Tra un calzino selvaggio e le cuffiette ingarbugliate dell’iPod, il mio nuovo libro.
La ruota del pullman si affossa in un altro cratere, e l’autista - baffo importante e occhiali scuri fissi sul naso - affronta la curva successiva senza nemmeno sognarsi di sfiorare il pedale del freno.
Allaccio la cintura e comincio a leggere.
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Jim Nashe è un’uomo disilluso che ha trovato un palliativo per le sue sofferenze nella spensieratezza dell’open road americano, che percorre in lungo e in largo a bordo di una Saab di seconda mano. Proprio quando, a corto di soldi, vede all’orizzonte il capolinea del suo viaggio, Nashe raccoglie un’autostoppista ferito e malconcio di nome Jack Pozzi.
Pozzi è un giocatore d’azzardo incallito, talmente incallito che nemmeno le botte prese di recente gli hanno fatto imparare la lezione. Ha pure il dono della parlantina, tant'è vero che riesce a convincere Nashe a investire i suoi ultimi averi in un piano a suo dire infallibile: ripulire come si deve una coppia di nababbi della Pennsylvania che si diletta con il poker, ma che non arriva alle caviglie di un vecchio volpone come Pozzi.
Il progetto, purtroppo, fallisce miseramente: i nababbi si rivelano più scaltri del previsto, e Nashe e Pozzi si ritrovano sul groppone un debito impossibile da risarcire. Sono costretti a stringere uno strano patto: rimborsare il dovuto giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, costruendo un muro nella proprietà dei due nababbi.
Auster ci trascina in un mondo bizzarro e in parte surreale, dove ogni azione, anche la più piccola, ha le sue conseguenze, e dove gli errori costano caro. La musica del caso (edizione italiana: Einaudi, 2009) è una delle sue opere migliori, un romanzo breve ma impossibile da dimenticare. Un buon punto di partenza per chi vuole scoprire questo autore e una tappa obbligata per chi ha già apprezzato altri suoi lavori.
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Qualche giorno dopo la mia scorribanda in Francia sono di nuovo a San Sebastian. In acqua, seduto sulla tavola, le braccia molli e la mente annebbiata da 38 gradi di febbre. Attorno a me, ragazzini di tredici anni infilano onda dopo onda. Io sono fermo a zero.
Però la vacanza è stata un successo, e so che tornerò a casa pieno di storie da raccontare. Pazienza se tra queste non ci sarà una session epica tra le onde del mare basco. Compenserò parlando del meraviglioso libro scovato nella biblioteca dell’ostello. Che oramai è parte integrante dell’avventura, e lo rimarrà per sempre.
PS: Da segnalare anche il film, uscito nel 1993 e diretto da Phil Haas: un piccolo capolavoro che è stato ingiustamente trascurato dalla critica nel quale recita un giovanissimo James Spader.