COME TANTI PICCOLI RICORDI - RECENSIONE
Un titolo che contiene la parola ricordi e tre cassetti colorati in copertina: i cassetti della memoria, viene subito da pensare. Quei cassetti che riempiamo giorno dopo giorno con sprazzi di vita, fino a farli traboccare. Vorrebbe fare così anche Camilla, una delle protagonisti del romanzo, ma non ci riesce. Per colpa di un aneurisma che l'ha colpita nel mezzo dei trent anni, i suoi cassetti sono senza fondo: tutto quello che ci mette dentro sparisce inesorabilmente. Almeno finché Manlio, un "assistente per la memoria" che ha perfezionato una tecnica del tutto particolare, s'interessa al suo caso.
Camilla però è reticente, non le piace la sensazione di debolezza e inferiorità che accompagna il rapporto dottore-paziente; propone dunque un quid pro quo, tu aiuti me, io aiuto te. Già, perché Manlio fatica a superare la rottura con Bianca, che lo ha lasciato qualche mese prima di un matrimonio che sembrava il coronamento di un sogno. "Ti aiuto in quello che so fare meglio" propone Camilla: Dimenticare.
Lo sviluppo di questa originale premessa narrativa basterebbe a trainare il romanzo, ma Bertoldi non scorda che sta maneggiando materiale complesso, ed è cosciente che per la maggior parte dei lettori, la figura e il ruolo di un "assistente della memoria" sono qualcosa di assolutamente esotico. È dunque un piacere scoprire, capitolo dopo capitolo, la tecnica di Manlio, e il modo in cui i successi ottenuti portano lui e Camilla a un avvicinamento che appare da un lato inevitabile, e dall'altro problematico. Non per ultimo perché Camilla un cassetto funzionante ce l'ha, e dentro custodisce un segreto – e perché Bianca, al momento meno opportuno, decide di rifarsi viva.
Bertoldi, alla seconda prova in soli tre anni per TEA/Tre60, si conferma abile nel muoversi tra una scrittura mainstream godibile e leggera e tematiche che di leggero non hanno nulla, nelle quali l'autore sa infondere la giusta dose di colore e ottimismo.