letteratura e giustizia penale: Erri De Luca e Tanguy Viel
L'accusato a tu per tu con il magistrato, senza filtri.
Di recente ho letto due libri basati su quest'idea e presentati come la trascrizione di un interrogatorio. Si tratta di Articolo 353 del codice penale di Tanguy Viel e Impossibile di Erri De Luca.
Sono interessanti da leggere in tandem perché partono da due premesse opposte: in entrambi i casi l'accusa è di omicidio, ma se l'accusato di Viel si dichiara subito colpevole, quello di De Luca sostiene d'essere estraneo ai fatti. Un magistrato ha dunque come priorità quella di scavare nelle motivazioni al fine di poter applicare la legge nel modo più corretto. L'altro cerca in tutti i modi di far "cantare" l'individuo che ha di fronte.
In entrambi i romanzi c'è un piccolo ostacolo da sormontare, siccome la verosimiglianza del "verbale di interrogatorio" è retta soltanto dalla forma domanda/risposta: trattandosi di una forma che limita molto, nei dialoghi, fin da subito, è evidente la "mano" dello scrittore. Nel caso di De Luca ci si abitua presto: dopo alcune battute un pochino forzate per "situare" il lettore nella storia, il dialogo (che è intercalato da lettere scritte di proprio pugno dall'accusato) trova il suo ritmo naturale. Con Viel bisogna invece accettare il compromesso e la finzione di un parlato che somiglia a una confessione scritta, con tanto di metafore e descrizioni a tratti poetiche.
Detto ciò, credo davvero che valga la pena di leggere entrambi i romanzi, e di farlo a breve distanza temporale (sono molto brevi): la loro qualità più grande è quella di generare una riflessione sulla giustizia, sul ruolo del magistrato nell'inchiesta penale, sul potere dello Stato di privare della libertà e sul disequilibrio tra la posizione di accusato e quella di accusatore.
Una lettura "doppia" a mio avviso spinge ancor di più a scavare nel profondo di noi stessi e delle nostre convinzioni... per magari rimetterle in causa.

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